Intervista a Xuefei Yang

  Tradotta da Stefania Rossi dal sito www.xufeiyang.com

L’ultimo album di Xuefei, 'Quattro Stagioni', riflette la sua vita e il suo periodo storico. Yang nasce nel 1977 a Beijing un anno dopo la morte di Mao alla fine della Rivoluzione Culturale la Cina rimase per 10 anni ibernata culturalmente, isolata dal resto del mondo. Oggi a 30 anni Yang vive a Londra dove ha studiato la chitarra classica presso la Royal Academy of Music. Si esibisce spesso in Europa e in Asia, e in passato si è esibita anche in America.

D. E’ inevitabile pensare a come sarebbe stata diversa la tua vita se fossi nata qualche anno prima, appunto durante gli anni di chiusura culturale della Cina. Parlaci dell’ambiente relativo agli anni dell’apprendimento della tecnica chitarristica.

X.Y. In quegli anni in Cina non c’erano negozi né dischi di chitarra. Nei primi tre anni suonavo in un ‘gruppo musicale’ con altri bambini, suonando il più delle volte per accompagnarci nelle canzoni. Infatti la nostra insegnante era molto brava nel trovare il modo di farci studiare divertendoci, ma allo stesso tempo era una appassionata della tecnica. 

 D. Dopo due anni di studio, i tuoi genitori spesero l’equivalente di più di un salario per comprare una chitarra migliore. In che brani ti cimentavi al tempo? Suonavi ad orecchio oppure leggevi la musica?

 X.Y I genitori cinesi in generale tendono a supportare i propri figli. Ho iniziato da subito leggendo la musica. Mi esercitavo su Carcassi, Sor, Giuliani, e Tarrega, e spesso anche canzoni folk. Ad 11 anni imparavo a suonare la  ‘Grand Overture’ di  Giuliani, La Catedral di Barrios, e ‘Variazioni sul tema del Flauto Magico’ di Sor.

 D. Ti sei esibita per il tuo idolo, John Williams, in un suo seminario all’età di 17 anni. Che cosa hai suonato per lui?

 X.Y. Suonai Mertz, Regondi, e  Domenicani. Quella fu la prima volta in cui John ascoltò ‘Koyunbaba’, che in seguito registrò su ‘The Guitarist’ [Sony Classical]. Fu un onore incontrare personalmente John. John non è solo un eccezionale ed appassionato musicista, ma anche una persona gentile e generosa. Ho imparato molto da lui. Oltre alla tecnica, da lui ho ricevuto molti consigli ed ispirazione.

 D. Un brano su Si Ji, “South China Sea Peace”, scritto da Stephen Funk Pearson, è molto inusuale. Metti una ‘sella’ (saddle) in più sotto le corde della tastiera, ottenendo due set di 6 corde sulla chitarra; due tonalità e suoni alla stesso tempo. Alcuni di questi pitch non sono perfetti e questo è l’aspetto che rende il brano ‘particolare’.  Puoi spiegarci questa intrigante tecnica?

 X.Y. Se metti una matita sotto le corde, diciamo al 10° tasto, ottieni tonalità differenti toccando le due estremità della matita.  Suonando con entrambe le mani su un lato dela matita ti accorgi che alcuni pitch non sono ‘perfetti’. In questo brano ho dovuto suonare con le due mani in tutti e due i lati della ‘sella’ extra , ottenendo un suono estremamente unico. E diviene abbastanza difficile leggere la musica. 

D. Quali consigli daresti ad un aspirante chitarrista?

 X.Y. Consiglio vivamente di interagire con altri strumenti molto spes-so. Mi auguro anche che i chitarristi aspirino a suonare nel contesto musicale in generale, piuttosto che suonare la chitarra fine a se stessa. Tutti dovrebbero dare il proprio contributo allo studio della chitarra. Sopra ogni cosa, la chiave per il successo è la vera passione e forza di volontà.