MILA

 

 

 

 

Noi per gli animali siamo degli esseri superiori, degli Dei e come tali non dovremmo, anzi dobbiamo comportarci verso di essi con rispetto e amore, se vogliono ringraziarli per il loro sacrificio, che compiono giorno dopo giorno.  L’amore più giusto che dobbiamo portare nei loro confronti è di natura famigliare, imparando a trattarli come fratelli minori sempre e in ogni caso nel rispetto della loro natura . Questo nostro Amore non porterà soltanto il risultato di farli vivere nella maniera più confacente alla loro natura, ma agirà anche aldilà della fine della loro esistenza fisica, poichè se giorno dopo giorno li trattiamo con questa consapevolezza, essi dopo morti invece di ritornare all’anima di gruppo diventeranno spiriti elementari che continueranno a starci intorno spiritualmente e aiutarci, dimostrandoci in tal modo la loro gratitudine per averli riconosciuti, rispettati e soprattutto amati   

Giovanni Peccarisio  Laureato alla "Libera Università della Scienza e dello Spirito" di Dornach (Svizzera), come Maestro Waldorf (scuole steineriane) e Maestro di pittura.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Raccontatela voi

TRAMONTO  di Fabrizio M.
 

Poche sere fa, alla fine di una giornata pesante, mi sono recato al mare. Il cielo era strano: nuvoloso ma non troppo. Mi sono seduto su di una panchina per attendere il tramonto. Il lavoro era stato molto duro ed io avevo un senso di angoscia. Non avevo desiderio di luci ne tantomeno di gente e confusione. Mentre guardavo l'orizzonte ho notato la prima schiera di gabbiani che alzandosi dalla spiaggia si dirigeva verso l'interno. Il loro volo era silenzioso, ampio e regolare e si stagliava sulle nuvole grigie che pian piano da laggiù cambia-vano di colore. Mentre mi perdevo nel seguire la loro traiettoria, il sole ha deciso di lasciare l'orizzonte per riempirlo di quasi tutti i colori dell'arcobaleno. Davanti a me il quadro più bello del mondo. Improvvisamente un tuffo al cuore: un piccolo batuffolo di pelo era saltato sulle mie ginocchia. Un gatto, magro, infreddolito e spennac-chiato. Accocolatosi si è messo subito a fare le fusa, cercando rifugio nel mio maglione. Ho iniziato ad accarezzarlo e lui alzandosi, ha iniziato ad arcuare la schiena facendo una piccola gobbina. Mi sono messo subito a sussurrargli alcune parole che lui o lei pareva gradire molto. Poi il buio. La notte era arrivata. Mi sono alzato per tornare alla mia macchina ed ho guardato il piccolo trovatello. Stavo per rimetterlo a terra quando i suoi occhi hanno incontrato i miei. E' stato un attimo. Ho aperto la tasca e lui vi si è infilato.Ora siamo a casa, insieme stiamo guardando la televisione. Il suo piccolo corpo emana tanto calore ed il suo ronf ronf è il suono più dolce del mondo. In una sera buia ho trovato un amico.

 

 

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...dell’aggressività del Cane

 

Aggressività da dominanza.

Il cane è un animale sociale, poiché in natura è inserito in un branco di simili: la sua sopravvivenza è strettamente connessa con la vita del gruppo. I presupposti perché sussista un branco sono le regole gerarchiche e l'esistenza di un capobranco. L'ordine gerarchico viene stabilito in seguito a lotte a volte sanguinose: il soggetto che più è riuscito a prevalere sugli altri dimostrandosi forte e con maggiori capacità di sopravvivenza diventerà un capobranco, la cui autorità dovrà essere accettata da tutti i membri. Un capobranco, oltre ad avere dei vantaggi (ad esempio il diritto di monta sulle femmine) è gravato soprattutto della responsabilità di tutto il gruppo: procurare il cibo, esplorare il territorio e via dicendo. Compito del sottoposto è rispettare le regole e le gerarchie; in caso contrario sor-gerebbero continue lotte per la conquista della supremazia e l'ordine sarebbe turbato. Nel momento in cui entra a far parte di una società composta di persone, il cane vede nella famiglia umana un surrogato del branco, in cui si trova per forza di cose ad occupare un ruolo subordinato: non è, infatti, in grado di procurarsi il cibo da sé, né di decidere della propria vita ripro-duttiva etc. È il proprietario che provvede ai suoi bisogni diven-tando in questo modo capobranco. Spesso, però, i proprietari di cani provvedono alle necessità pratiche del proprio animale trascurandone completamente l'aspetto etologico e commet-tendo enormi errori di comunicazione. Se, infatti, il padrone del cane non riesce a dimostrarsi sufficientemente autoritario e ca-rismatico, sarà il cane stesso a sentirsi in diritto di occupare il ruolo rimasto vacante innescando delle vere e proprie lotte quo-tidiane (che si manifestano con l'aggressività) e rendendo molto difficile la convivenza.

I Vostri Amici

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Cani & Gatti

 

 

 

 

 

 

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